29 settembre 2012

T-SHIRT MUSICALI


ECCOVI UNA BREVE PANORAMICA SULLE T-SHIRT MUSICALI ARRIVATE IN QUESTI ULTIMI GIORNI. OVVIAMENTE SONO DISPONIBILI NUMEROSISSIME ALTRE T-SHIRT, MA PER VEDERLE TUTTE DOVETE FARE UN SALTO QUI IN NEGOZIO!!!




JOY DIVISION
UNKNOWN PLEASURE








PLACEBO
COMING UP FOR AIR








NIRVANA
KURT COBAIN WHITE








THE WHO
LOGO TARGET








PEARL JAM
STICK FIGURE









THE BEATLES
COLLAGE








THE BEATLES
SGT.PEPPER'S LONELY HEART CLUB BAND







 QUEEN
LOGO+MERCURY








TOOL
10.000 DAYS










DREAM THEATER
AWAKE







SEX PISTOLS
GOD SAVE THE QUEEN









GUNS N'ROSES
COLLAGE








ALTER BRIDGE
LOGO









OZZY OSBOURNE
SCREAM








GREEN DAY
UNO!








BAUHAUS
BELA LUGOSI






 


AC/DC
BACK IN BLACK







DREAM THEATER
BLACK CLOUDS & SILVER LININGS









THE CLASH
LONDON CALLING







SONIC YOUTH
WASHING MACHINE










RADIOHEAD
MAPS










MUSE
LOGO









SYSTEM OF A DOWN
AMERICAN FLAG







SKA-P
CAT











TOOL
LOGO








PLACEBO
HAND








BOB MARLEY
FACE







 AVENGED SEVENFOLD
SCHELETRO








 ESCAPE THE FATE
MOUTH







                      
                     
AVENGED SEVENFOLD
NIGHTMARE                    






 

24 settembre 2012

I PIU' VENDUTI DA DISCHINPIAZZA

Oggi mi è venuta questa voglia, vedere quanto si differenzia la classifica di vendita di un negozio che cerca di privilegiare la qualità rispetto alle classifiche di vendita ufficiali. Certo non vuole essere una cosa in alcun modo "ufficiale" o "discriminante", ma le differenze sono abbastanza evidenti.


N.1
BRUCE SPRINGSTEEN
"WRECKING BALL"





N.2
THE BLACK KEYS
"EL CAMINO"







N.3
JACK WHITE
"BLUNDERBASS"







N.4
MARK LANEGAN
"BLUES FUNERAL"







N.5
MICHAEL KIWANUKA
"HOME AGAIN"






N.6
LUCIO DALLA
"12.000 LUNE"







N.7
LANA DEL REY
"BORN TO DIE"







N.8
GOTYE
"MAKING MIRRORS"






N.9
ALABAMA SHAKES
"BOYS & GIRLS"







N.10
LEONARD COHEN
"OLD IDEAS"





N.11 DANILO SACCO "UN ALTRO ME"
N.12 THE SMITHS "THE SOUND OF"
N.13 BOB DYLAN "TEMPEST"
N.14 AFTERHOURS "PADANIA"
N.15 SLASH "APOCALYPTIC LOVE"
N.16 CHRIS ROBINSON "BIG MOON..."
N.17 MARK KNOPFLER "PRIVATEERING"
N.18 ADELE "19"
N.19 ADELE "21"
N.20 DEAD CAN DANCE "ANASTASIS"
 

GREEN DAY "UNO!"

"UNO!"
E' FINALMENTE ARRIVATO!
Billy Joe Armstrong questa volta l'ha combinata grossa, passando da una cazzata (l'annullamento della data di Bologna) all'altra (la sceneggiata di pochi giorni indietro con chitarra fracassata e quant'altro). Il tutto per finire in un centro di riabilitazione e recupero per eccesso di stupefacenti. Percorso che gli auguriamo ovviamente porti i frutti sperati.
Per aiutarlo in questo speriamo ci sia anche il successo planetario di "UNO!", prima uscita di una trilogia che proseguirà a novembre e gennaio con la pubblicazione di "DOS" e "TRE".
Ricordate che acquistando qui a Dischinpiazza "UNO!", riceverete in omaggio il mini cd promozionale dei "LUBRIFICATION", giovane band punk-rock modenese che vanta al suo attivo una prestigiosa collaborazione con Freak Antoni degli Skiantos.
Qui di seguito intanto la recensione di "UNO!" fatta dal sito online rockol.it

 



di Gianni Sibilla

La storia dei Green Day è una sequenza di “Chi l’avrebbe mai detto?”
Chi l’avrebbe mai detto che un trio di punk californiani all’apparenza un po’ sfigati avrebbe sfornato uno dei dischi più fortunati degli anni ’90 - “Dookie” rivitalizzando da sola un genere? E chi l’avrebbe mai detto che nel decennio successivo, dopo un periodo di stanca, avrebbe sfornato un’opera ambiziosa come “American idiot”, che avrebbe avuto un successo altrettanto importante?
E chi l’avrebbe mai detto che, dopo un’altra rock opera come “21st century breakdown”, avrebbero mollato tutto per tornare a fare rock dritto?
Eppure questo è “¡Uno!”, primo album della trilogia che si concludera a gennaio. Già, perché all’annunncio di tre album in quattro mesi, in molti han pensato: “Olé, ce li siamo persi. Si son montati la testa”.
Invece.
Invece rimane che la trilogia è un’operazione ambiziosa e rischiosa, di questi tempi, tentata in passato solo da band altrettanto ambiziose (i Van Halen dei tempi d’oro, o i Kiss, che ne pubblicarono addirittura 4 e in contemporanea). Ma tutto è compensato dal risultato, almeno da quello che possiamo sentire finora. "¡Uno!” è un signor disco di canzoni-canzoni. Dimenticate il “concept album” (termine che fa venir la tremarella ad ogni ascoltatore appena esce dalla bocca di qualsiasi musicista), dimenticate le rock opere che diventano musical. Qua ci sono 12 canzoni quasi tutte attorno ai 3 minuti, neanche 40 minuti, di rock ‘n’ roll. Le anteprime che avete sentito in giro sono rappresentative. “Oh love” è il primo singolo: ampiamente melodico, un omaggio a quel power-pop che i Green Day avevano frequentato nel “side-project” Foxboro Hot Tubs.

Più power che pop, a dir la verità. La melodia c’è sempre, come in “Kill the DJ”, che ricorda un po’ i Clash, così come “Carpe diem”. Ah, il caro vecchio punk è sempre lì: accordi veloci e batteria sono lì che incalzano anche in “Let yourself go” e “Loss of control”.
Il risultato è un gran bel disco, divertente e inaspettato, che mette in mostra una vena creativa pura e notevole. Peccato che questa vena creativa si accompagni ad una cosa che è l'opposto del "chi l'avrebbe mai detto", anzi è lo stereotipo: Billie Joe che entra in rehab per abuso di sostanze. Ma questa notizia non sporca il risultato: “¡Uno!” è un disco da mettere in repeat come se niente fosse, in attesa delle sorprese (musicali) che i Green Day ci riserveranno nei prossimi mesi.

19 settembre 2012

CHRIS ROBINSON BAND "THE MAGIC DOOR"

CHRIS ROBINSON E' UN GRANDISSIMO MUSICISTA. TUTTI LO CONOSCIAMO PER I SUOI SPLENDIDI ALBUM CON I BLACK CROWES.
POI POCHI MESI INDIETRO HA PUBBLICATO, CON I SUOI "BROTHERHOOD" (tra i quali spicca la grande chitarra di Neil Casal), UNO SPLENDIDO ALBUM, "BIG MOON RITUAL", CHE SI DISTANZIA DALLE SONORITA' DEI CROWES, SCEGLIENDO UN APPROCCIO PIU' PSICHEDELICO, A META' STRADA TRA I GRATEFUL DEAD E GLI ALLMAN BROTHERS.
E ORA, A DISTANZA DI POCHI MESI, ECCO QUI UN'ALTRA GEMMA, UN ALTRO CD CON PEZZI CHE VENGONO DALLE STESSE REGISTRAZIONI E CHE PROSEGUONO IL CAMMINO TRACCIATO CON L'ALBUM PRECEDENTE.
IN QUESTO NUOVO "THE MAGIC DOOR" RITROVIAMO LO STESSO GRUPPO E LO STESSO SUONO, UN PO' MENO SOGNANTE E PIU' TERRENO, CON LUNGHI BRANI E ANCHE BELLISSIME JAM STRUMENTALI. 
UN SECONDO CENTRO PERFETTO DOPO QUELLO DELL'ALTRO DISCO, A CONFERMARE LA BRAVURA DI QUESTO ARTISTA CHE SE NE FREGA DELLE MODE, DELLE NECESSITA' COMMERCIALI E TIRA DRITTO PER LA SUA STRADA.
QUI DI SEGUITO LA BELLA RECENSIONE DELL'ALBUM DAL BLOG DI ENZO CURELLI.

 CHRIS ROBINSON BROTHERHOOD  The Magic Door ( Silver Arrow, 2012)

Nemmeno il tempo di assimilare la prima parte del progetto Chris Robinson Brotherhood, che si apre a noi la seconda porta, ancora una volta, apparentemente magica. The Magic Door, appunto. E titolo non fu mai così centrato.
Se il precedente  Big Moon Ritual viaggiava alto da terra, lungo lo spazio siderale e psichedelico, muovendo la verde erba dei campi sottostanti con la forza dei venti, questo secondo capitolo si sporca anche di terra e polvere, diventando in alcuni punti più diretto e terreno. Giustificando così, la voluta e netta distinzione tra i due lavori, nonostante tutte le canzoni arrivino da un'unica session di registrazione avvenuta al Sunset Sound di Los Angeles, sotto la produzione di Thom Monahan, e riuscendo ad aggiungere-magicamente- una nuova sfumatura a tutte quelle che il precedente lavoro aveva già fatto risaltare. Qui, le 7 canzoni vivono vita propria, differenziandosi dal mood continuo che sembrava legare quelle presenti nella prima parte dell'opera. Due dischi legati ma in qualche modo differenti.
Bastino le due iniziali Let's Go Let's Go Let's Go e Someday Past The Sunset a confermare lo sbarco momentaneo sulla terra di questa nuova creatura di Chris Robinson. La prima è un vecchio successo del 1960 di Hank Ballard & The Midnighters, tra i primi precursori del rock'n'roll americano e spesso fondamentale ma dimenticato protagonista dei primi passi del rock. Un southern boogie blues trascinante dove Robinson sembra ritirare fuori gli artigli dopo le carezze di Big Moon Ritual così come in Someday Past The Sunset,  un oscuro blues dall'incedere quasi doorsiano e l'ombra di Johnny Cash a fare buio, il tutto trascinato dalla sezione ritmica  guidata da Mark Dutton (basso) e George Sluppick (batteria) e con la chitarra splendida di Neil Casal che si riconferma in grande vena creativa e punto di forza di tutto il progetto.
Little Lizzie Mae
 ha il passo rockabilly. Un aperto e sentito omaggio alla stagione più fertile del rock'n'roll, sempre alla loro maniera e con le tastiere di MacDougall, un piccolo mago dei tasti, pronte ad inserirsi e tappare ogni silenzio. Impossibile non notare alcuni riferimenti ai grandi del rock tra cui l' omaggio alla famosa rullata iniziale di Bonzo Bohman in Rock and roll.
Ci sono poi il country cosmico della finale Wheel don't Roll , altro esempio di quanto la band miri sempre più ad occupare il vuoto lasciato dai Grateful Dead più ispirati degli anni settanta, e la ripresa di Appaloosa, country/folk song che brillava in modo acustico nell'ultimo album Before the Frost...Until the Freeze dei Black Crowes  e qui trasformata con l'inserimento delle tastiere, senza perdere la sua limpida bellezza descrittiva. Grandi spazi, sogni e pace. Niente da chiedere in più.
Non mancano comunque canzoni che si riallacciano al primo lavoro. E' il caso del vero masterpiece Vibration & Light Suite, quattordici minuti di puro viaggio fisico-mentale in galassie sconosciute. L'inizio quasi soul/funkeggiante che si trasforma in un trascinante space/progressive con le tastiere di Adam MacDougall e la chitarra di Neal Casal vere protagoniste, fino a giungere allla liquida pace dei sensi finale. Veramente cose d'altri tempi e ispirazione creativa a mille, con largo spazio alla improvvisazione, come se tutto uscisse da un palco montato dentro alla vostra più fervida fantasia musicale, occupata e popolata- ancora -dai grandi festival, dalle grandi jam band e da quella grande voglia di libertà che animava il più ispirato, prolifico periodo della musica rock. Stupenda la lenta Sorrow of a Blue Eyed Liar, otto minuti di sogno etereo con Robinson ispiratissimo alla voce.
Ancora una volta non si butta via nulla. Un disco, come il precedente, figlio della incessante attività live del gruppo, qui catturata splendidamente da Thom Monaham. Due dischi, che uniti, riescono a dare l'idea di quanto la musica riesca ancora ad essere viva e vitale, fantasiosa, suonata con passione, anche lontano da circoloi esclusivi e canali di lancio preferenziali, e avendo una destinazione ignota e a lunga scadenza.  "Guardo alla musica come una conversazione e Neal (Casal) è un diffusore molto eloquente alla chitarra. Io sto solo cercando di mantenere la conversazione interessante" dice Chris Robinson.
Uno spot per la musica che meriterebbe ben altre ribalte. Ma qui, Chris Robinson mi sgriderebbe, perchè la confraternita è, giustamente, cosa per pochi eletti. Suonate il campanello prima di oltrepassare la porta magica, potreste essere ospiti sgraditi.

14 settembre 2012

BOB DYLAN "TEMPEST"

"TEMPEST"
E' IL TITOLO DELL'ULTIMO ALBUM DI SUA MAESTA' DYLAN, IL 35° DELLA SUA ORMAI CINQUANTENARIA CARRIERA.
DYLAN HA LASCIATO IN OGNI DECENNIO DA LUI ATTRAVERSATO ALMENO UN PAIO DI CAPOLAVORI ASSOLUTI, ED INAUGURA QUESTO NUOVO DECENNIO CON UN ALBUM CHE RIENTRA A GIUSTO DIRITTO TRA I SUOI CAPOSALDI. TESTI COME SEMPRE UNICI, UNA VOCE COME NON LA USAVA DA TEMPO IMMEMORABILE, UN SUONO ADAMANTINO E GRANDI CANZONI CHE SPAZIANO DAL BLUES AL FOLK, AL ROCK (IN ALCUNI CASI SUSCITANDO LA PROBABILE INVIDIA DI JAGGER E RICHARDS CON UN SOUND PIU' STONESIANO DEGLI STONES DI QUESTI ULTIMI 20 ANNI).
ECCOVI ANCHE LA BELLA RECENSIONE DEL SITO ONLINE "ROCKOL.IT"


di Alberto Sibilla e Gianni Sibilla

Il titolo dell’album è (quasi) identico all’ultima commedia di Shakespeare, “La tempesta”. Ma Bob Dylan, per marcare la differenza, ha detto che la sua opera è senza l’articolo: “Tempest”. Sarà cosi, ma Dylan è un profondo conoscitore del bardo; gli anni sono ormai 71 e la sensazione di opera finale permea tutti i brani. Con queste premesse, il timore è di ascoltare canzoni su cui dare un “oscar alla carriera”, visto anche che si tratta del 35° album. Ma bastano pochi minuti e il cuore si apre: è un grande disco, sicuramente al livello dei migliori.
I testi, come si è già ampiamente anticipato, sono caratterizzati da una atmosfera dark: morte, sangue, perdite, catastrofi … L’inizio con il fischio di Duquesne sembra il ricordo di un treno scaturito da un tempo passato. Il video che ha accompagnato la canzone accentua quest’atmosfera cupa e disperata: la società è violenta, si sta meglio nei sogni. E Dylan è un magnaccia (“You say I’m a gambler, you say I’m a pimp”) circondato da una schiera di strani personaggi - compreso un sosia dei Kiss.

“This is a hard country to stay alive”, canta Dylan “Narrow Way”; tutto il disco è in crescendo: una cupa, folle, visionaria e provocatoria collezione di canzoni come non ne propoponeva da lungo tempo. Le tre canzoni finali sono pervase dall’orrore e dalla morte: la title track, “Tempest”, è il lungo racconto dell’affondamento del Titanic, ispirato da una canzone della Carter Family e, in parte, dal film di James Cameron. Viene anche citato Leo Di Caprio in questa lunga (14 minuti e 42 strofe) ballata: una sorta di “Desolation row” 40 anni dopo, con una cinica e sconsolata visione della società e dei tempi in cui viviamo. La canzone finale, “Roll on John” è dedicata a Lennon, colto nel momento del suo assassinio: “You are about to breath your last …You burned so bright”. Il finale della canzone sembra fortunatamente meno sconsolato, ma “Roll on John” non toglie il senso di dolore che pervade il disco, solo parzialmente mitigato dall’amore e amicizia e dalla fede. “Volevo qualcosa di religioso” ha confidato Dylan a Rolling Stone.
Il sound è un mix di blues, country e folk e, finalmente, rock. A differenza dei precedenti dischi Dylan è meno preso da scelte sonore vintage e sporche: è diventato padrone della musica, sostenuto dalla sua solita band che è al meglio, esaltata da una produzione più pulita, con suoni e arrangiamenti impeccabili. David Hidalgo dei Los Lobos s’inserisce a meraviglia con la fisarmonica e il violino; Dylan e la sua band recuperano il suono al mercurio che aveva caratterizzato i suoi dischi migliori. Sembra una sintesi di tutta la sua musica, con reminescenze da “Highway 61” (“Narrow way”, “Scarlet town”, “Early Roman Kings”) da “John Wesley Harding” (“Tempest”) e ballate perfette (“Tin angel”, “Long and wasted years”, la stessa “Tempest”). La canzone iniziale ha un sound che ricorda “New morning”, ma è una melodia del tutto nuova e resta a lungo in testa. Infine la voce di Dylan, roca, ma finalmente in ottima forma, con energia e senza paura: fornisce una prova di grande e suggestivo livello compattandosi a meraviglia con la band.
Is this the last time? In realtà “La tempesta” non è l’ultima opera di Shakespeare, ma la penultima, per cui speriamo bene. Roll on, Bob..
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12 settembre 2012

LE PROSSIME USCITE DISCOGRAFICHE

ECCOVI UN BREVE ELENCO DELLE PROSSIME USCITE DISCOGRAFICHE,
OVVIAMENTE NON COMPLETO MA SPERO ABBASTANZA ESAURIENTE.



RIVAL SONS
Head down







MICHAEL JACKSON
Bad
25th anniversry




 

THE KILLERS
Battle born








VISION DIVINE
Destination set to nowhere







DINOSAUR JR.
I bet on sky








ALICE
Samsara






GRIZZLY BEAR
Shields








NELLY FURTADO
The spirit indestructible







NOMADI
Terzo tempo








PINK
The truth about 
love







JOHN FRUSCIANTE
Pbx funicular intaglio zone







STEVE HARRIS
British lion







DEADMAU5
Album title goes
here






DEVIN TOWNSEND
Epicloud








STEVE VAI
The story of light








SKUNK ANANSIE
Black traffic








JOHN HIATT
Mystic pinball







MUMFORD & SONS
Babel









GREEN DAY
Uno!








MUSE
The 2nd law







PETER GABRIEL
So
25th anniversary







RICKIE LEE JONES
The devil you know









MIKA
The origin of love








JOE BONAMASSA
Live from Beacon theatre N.Y.






 TORI AMOS
Gold dust








VAN MORRISON
Born to sing:
no plan B