Potrebbe esistere un titolo migliore di "Nomad" per un album di un musicista Tuareg? I Tuareg sono popolazioni nomadi per tradizione, e in anni recenti costrette ad ulteriori e spesso tragici spostamenti a causa delle guerre che insanguinano i territori sub sahariani, in modo particolare il Mali ed il Niger, stato quest'ultimo che ha dato i natali a Omara Moctar, in arte Bombino. E' lui l'ultima grande scoperta della musica Tuareg, dopo che in anni recenti avevamo assistito all'affermazione, anche nel cosiddetto "Nord del mondo" dei maliani Tinariwen. E' stato nel suo vagare attraverso le zone limitrofe al natio Niger che Bombino, chitarrista fin da ragazzo, ha potuto innamorarsi di Hendrix e di Mark Knopfler, i musicisti occidentali dai quali dichiara di essere stato maggiormente influenzato. Dopo due dischi locali di "desertic blues" è stato notato da una delle etichette più attente alle sonorità "altre", la Nonesuch (per la quale hanno inciso artisti del calibro di Bill Frisell e Ry Cooder), che per il suo nuovo album gli ha affiancato un produttore di grande talento e di sicuro richiamo come Dan Auerbach dei Black Keys. Nei suoi studi di Nashville è nato così "Nomad", dove i due sono riusciti a coniugare il suono tipicamente "sahariano" di Bombino con accenti molto più americani senza che questo intacchi il valore "etnico" di un simile prodotto. Credo anzi che le tastiere, le lap steel, il vibrafono addirittura, insomma gli arrangiamenti che Auerbach ha costruito intorno ai brani, siano assolutamente funzionali e direi indispensabili perchè un musicista del genere possa diventare appetibile per il pubblico occidentale. Senza snaturare l'essenza della musica di Bombino, Auerbach è riuscito a rispettarne la primordialità e la semplicità compositiva oltre che la sua straordinaria capacità chitarristica. Un disco insomma altamente consigliato, non solo a chi ha amato i Tinariwen ma a tutti quelli che amano le contaminazioni tra il blues ed i suoni "altri".
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