Queste sono le principali novità in uscita martedì 29 novembre.
ADRIANO CELENTANO
Facciamo Finta Che Sia Vero
TIZIANO FERRO
L' Amore è una cosa semplice
ANTONELLO VENDITTI
Unica
ADELE
Live At The Royal Albert Hall
FRANCO BATTIATO
Telesio
MARY J BLIGE
My Life II - The Journey Continues
RENATO ZERO
Puro Spirito
Raccolta con 2 inediti
VINICIO CAPOSSELA
Marinai, Profeti e Balene (Deluxe Edition)
2 cd + 1 dvd
JETHRO TULL
Aqualung - 40th Anniversary Special Edition
JOVANOTTI
Ora (Deluxe Edition)
2 cd + 2 dvd
AA.VV.
X-Factor 5
IL DIVO
Wicked Game
29 novembre 2011
Le uscite di martedì 29 novembre
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celentano,
ferro,
jethro tull,
jovanotti,
lorenzo,
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renato zero,
tiziano ferro,
venditti,
vinicio,
x-factor
26 novembre 2011
I vinilli Dischinpiazza
Da Dischinpiazza la migliore musica la potete trovare anche su vinile: nel filmato in basso potete vedere una selezione del vasto assortimento di album che potrete trovare in negozio.
Etichette:
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modena,
vinili
25 novembre 2011
Aggiornamento prevendite Radiohead
Al momento in cui scriviamo le date del tour dei Radiohead per cui ci restano biglietti disponibili sono le seguenti:
FIRENZE - 1 LUGLIO
CODROIPO (UD) - 4 LUGLIO
23 novembre 2011
Radiohead: a breve le prevendite!
Dai prossimi giorni saranno disponibili i biglietti per TUTTE le date italiane dei Radiohead in luglio, compresa quella di BOLOGNA in Piazza Maggiore. Vi terremo informati sul giorno preciso di inizio della prevendita. Nell'attesa guardatevi questa bella versione di Bloom.
21 novembre 2011
Le uscite di martedì 22 novembre
Ecco le principali novità in uscita martedì 22 novembre.
LIGABUE
Campovolo 2011
MINA
Piccolino
KATE BUSH
50 Words For Snow
FABRIZIO DE ANDRE' & LONDON SYMPHONY ORCHESTRA
Sogno n° 1
NICKELBACK
Here And Now
RIHANNA
Talk That Talk
SEAL
Soul 2
MICHAEL JACKSON
Immortal
LADY GAGA
Born This Way - The Remix
GIANNA NANNINI
Io e Te - Live
ROLLING STONES
Some Girls Deluxe Edition
ROLLING STONES
Some Girls - Live in Texas 1978 (DVD)
SONATA ARCTICA
Live In Finland
SUBSONICA
Eden - Repackaging Edition
ZUCCHERO
Chokabeck - Deluxe Edition
LIGABUE
Campovolo 2011
MINA
Piccolino
KATE BUSH
50 Words For Snow
FABRIZIO DE ANDRE' & LONDON SYMPHONY ORCHESTRA
Sogno n° 1
NICKELBACK
Here And Now
RIHANNA
Talk That Talk
SEAL
Soul 2
MICHAEL JACKSON
Immortal
LADY GAGA
Born This Way - The Remix
GIANNA NANNINI
Io e Te - Live
ROLLING STONES
Some Girls Deluxe Edition
ROLLING STONES
Some Girls - Live in Texas 1978 (DVD)
SONATA ARCTICA
Live In Finland
SUBSONICA
Eden - Repackaging Edition
ZUCCHERO
Chokabeck - Deluxe Edition
19 novembre 2011
Le T-Shirt Dischinpiazza
Prime idee regalo per il natale.
Eccovi una selezione delle t-shirt vintage in vendita presso Dischinpiazza, disponibili anche come felpe. La scelta delle stampe è naturalmente molto più vasta ed è consultabile in negozio.
Eccovi una selezione delle t-shirt vintage in vendita presso Dischinpiazza, disponibili anche come felpe. La scelta delle stampe è naturalmente molto più vasta ed è consultabile in negozio.
16 novembre 2011
Lou Reed & Metallica - Lulu: la recensione di Jam
Quella che segue è la recensione di Lulu, pubblicata dal mensile musicale Jam.
LOU REED & METALLICA
di Claudio Todesco
È una frase dello Spirito della terra, una delle due «tragedie mostruose» dedicate a Lulu. La pronuncia nel primo atto il Dottor Schön, mentore, amante e protettore della donna. Lulu si veste da Pierrot per essere ritratta da un pittore. Indossa il costume e domanda: «Le piaccio?». Schön, scosso, risponde che è «una visione che spinge l'arte alla disperazione».
Che magnifica definizione. Mi è venuta in mente ascoltando i 90 minuti di Lulu, il monolito rock che Lou Reed e i Metallica dedicano alla creatura del commediografo tedesco Frank Wedekind, la donna simbolo dell'amoralità che travolge la rettitudine borghese. Ecco, Lulu è arte spinta alla disperazione. Più prosaicamente, è un doppio album di rock informe basato sul potere brutale della parola. È un incontro fra artisti apparentemente lontani, un esercizio d'improvvisazione, una dichiarazione di fiducia nel potere espressivo del rock da parte di un sessantanovenne che non ha intenzione di vestire il ruolo rassicurante di icona del passato. Ha cose da dire, e questa volta le dice a un volume assordante.
Ma come ci siamo arrivati? Com'è che Lulu è passata dalle braccia di Alban Berg a quelle di Lou Reed? Da un compositore colto a un rocker di strada? Da una prosa asciutta al delirio erotico? Com'è che l'eroina di un commediografo espressionista d'inizio Novecento viene stuprata dai Metallica e lasciata morente ai piedi di un letto, coperta dai residui metallici dei loro riff? La colpa o il merito, è di Lou Reed. Questo disco è soprattutto suo, e si stente. Ha composto il ciclo di canzoni per lo spettacolo di Robert Wilson messo in scena a Berlino in aprile dal Berliner Ensemble. Ha ripensato la psicologia dei personaggi di Wedekind con l'aiuto di Laurie Anderson, ha scritto i testi e li ha incisi su una base di chitarra, archi ed elettronica registrata con Sarth Calhoun. Ha proposto il lavoro ai Metallica nella convinzione che il rock, anche quello più duro, può avere dignità letteraria. Ha ragione: Lulu è un'opera di una bellezza terribile e viscerale, eppure sensibile e poetica. È un disco di sangue e sperma, di sessi turgidi e coltelli, di pensieri indicibili e di autolesionismo. Evoca visioni di violenza e frustrazione. Fa a pezzi l'idea romantica dell'amore. Canta il desiderio che annichilisce e riduce ad animali in cerca di soddisfazione. Indaga il confine fra sesso e morte: esiste un territorio migliore nel quale potevano incontrarsi l'uomo di The Raven e i cantori della «morte magnetica»?
Lulu va ascoltato leggendo i testi, non c'è altro modo per coglierne fascino e significato. Il linguaggio è brutale e lontano da quello asciutto di Wedekind, la prosa è adeguata alla nostra assuefazione alla violenza e al sesso. Reed rinuncia a costruire il ciclo di canzoni ricalcando la trama delle due tragedie. Preferisce calarsi nella mente di alcuni personaggi e lascia che siano essi stessi a illustrare la propria psicologia elementare, portando la forza propulsiva del desiderio sessuale a livelli parossistici. Spesso Reed recita o declama, non intona melodie. I musicisti non si curano di costruire tutte le volte strutture basate sull'alternanza di strofa, ritornello e ponte. E alcune canzoni procedono come un flusso di coscienza per lunghi, interminabili minuti. Ci sono poche canzoni "classiche" come Iced Honey, che è un po' la Sweet Jane di Lulu. Le musiche vanno ascoltate godendosi il momento, come lo chiama James Hetfield, ovvero l'eccitazione derivante dall'istantaneità del pensiero musicale giacché le tracce sono state ideate e incise velocemente, per lo meno per gli standard dei Metallica e per la loro tendenza ad analizzare ogni dettaglio. A volte si ha l'impressione che l'accompagnamento sia improvvisato. Di certo la musica non è mai decorativa: partecipa al massacro di Lulu con un entusiasmo brutale in pezzi che si espandono raggiungendo i 7, 8, 11, 19 minuti. I californiani fanno un grande lavoro quando si tratta di materializzare la carica predatrice dei maschi che girano attorno a Lulu, apparentemente vittime, in definitiva carnefici della donna. Danno volume ai pensieri peggiori, offrono sostanza sonora alla forza distruttrice dell'erotismo.
C'è un passaggio favoloso in cui emerge il culto per il momento sul quale è costruito il disco. Succede durante l'impressionante Pumping Blood. Descrive l'epilogo della storia, pur essendo solo il terzo brano dell'album: Jack lo Squartatore vendica i maschi della tragedia e ammazza Lulu. Un riff brutale spazza la scena, mentre in sottofondo una chitarra innalza un lamento distorto. La musica cessa e Reed si mette a recitare. Mentre la ritmica riprende a incalzare, Lou sollecita il nuovo amico: «C'mon, James!». Da quel momento la musica è liberata e incarna con sadismo ed energia «la confusione maniacale dell'amore» e la «violazione suprema» che esso implica, ovvero la morte. È il suono dell'urlo estremo di Lulu. La scena descritta da Lou Reed ovviamente non c'era nel testo di Wedekind: la donna implora «Jack, ti prego» e al contempo promette di «ingoiare la tua lama più affilata come se fosse il cazzo di un nero». Mentre il sangue invade la casa, Jack o forse Reed osserva che «alla fine era un cuore come gli altri». Non c'è nemmeno il tempo di riprendersi che i Metallica fanno partire il loro pezzo thrash più veloce degli ultimi vent'anni. Si chiama Mistress Dread e ha tutta l'aria del momento in cui la Contessa Geschwitz si umilia per amore di Lulu. La musica è implacabile, è lo scenario emotivo tumultuoso del desiderio della donna. «Vorrei che mi legassi e mi picchiassi», «Cacciami fra i denti un bavaglio insanguinato. Ti prego di degradarmi», «Apri le mie lunghe gambe e mettici dentro un pugno, un braccio, una qualche appendice. Ti prego, aprimi», perché solo la morte dà pace a un desiderio capace di portare alla pazzia. Ma Loutallica non è solo potenza e cattiveria. Alcune canzoni sono costruite in crescendo a partire da frasi semplici che vanno via via ad arricchirsi di colori. E quando si tratta di materializzare in The View l'amoralità di Lulu, la forza sessuale annientatrice messa di fronte alla morale borghese di chi la desidera, i Metallica scelgono un riff pesante che sembra modellato su quelli dei Black Sabbath. Lulu è «la verità, la bellezza che ti spinge a oltrepassare i limiti sacri». È spietata: «Voglio vedere il tuo suicidio, voglio vederti rinunciare alla tua vita guidata dal raziocinio». I suoi amanti sono «oggetti monouso con cui scopare» (Dragon). Lulu non conosce amore: «Non ho veri sentimenti nell'anima, dove gli altri hanno la passione, io ho un vuoto», ammette in Cheat On Me, 11 minuti che si sviluppano a partire da bordoni elettronici. Sì, perché non ci sono solo Lou e i Metallica, le canzoni sono adornate dai suoni contemporanei degli archi arrangiati da Jenny Scheinman, dal basso di Rob Wasserman, dalle manipolazioni elettroniche di Calhoun e dal Continuum di Reed, una sorta di pad elettronico che crea passaggi stranianti fra le note. La produzione è curata con Hal Willner (lo spirito artistico del progetto) e Greg Fidelman (il fonico del quartetto). Il risultato è talmente vivido da far passare in secondo piano il fatto che Lou Reed canta a volte in modo sciatto (Brandenburg Gate). Queste incisioni denunciano il deterioramento del suo stile, il timbro invecchiato, il celebre colore della voce diventato torbido. Però quando il rocker canta in modo più controllato, il suo leggendario eloquio è tagliente come una lama.
Si finisce tra le spire di Junior Dad, 20 minuti avulsi dal concept ma ad esso legati per il tema: un figlio veglia il padre sul letto di morte. Il rocker la suonava dal vivo un paio d'anni fa con Anderson, Calhoun e John Zorn. Era una cacofonia di bordoni elettronici, suoni stridenti di sassofono e violino, dissonanze e voci spettrali. Ora è una canzone basata su una semplice frase di chitarra e su un'interpretazione vocale toccante su questo padre che «l'età ha avvizzito e cambiato», con una lunghissima coda strumentale per archi ed elettronica. Nonostante il tema, suona come un momento pieno di grazia, specie dopo essere passati attraverso tanta violenza. Alla fine della registrazione Kirk Hammett, che aveva perso il padre da poche settimane, è corso fuori dalla sala prove, con le lacrime agli occhi. Dopo pochi istanti è comparso James Hetfield, con gli occhi lucidi. Solo un bastardo come Lou Reed poteva far piangere i Metallica.
LOU REED & METALLICA
LULU (MERCURY / UNIVERSAL)
È una frase dello Spirito della terra, una delle due «tragedie mostruose» dedicate a Lulu. La pronuncia nel primo atto il Dottor Schön, mentore, amante e protettore della donna. Lulu si veste da Pierrot per essere ritratta da un pittore. Indossa il costume e domanda: «Le piaccio?». Schön, scosso, risponde che è «una visione che spinge l'arte alla disperazione».
Che magnifica definizione. Mi è venuta in mente ascoltando i 90 minuti di Lulu, il monolito rock che Lou Reed e i Metallica dedicano alla creatura del commediografo tedesco Frank Wedekind, la donna simbolo dell'amoralità che travolge la rettitudine borghese. Ecco, Lulu è arte spinta alla disperazione. Più prosaicamente, è un doppio album di rock informe basato sul potere brutale della parola. È un incontro fra artisti apparentemente lontani, un esercizio d'improvvisazione, una dichiarazione di fiducia nel potere espressivo del rock da parte di un sessantanovenne che non ha intenzione di vestire il ruolo rassicurante di icona del passato. Ha cose da dire, e questa volta le dice a un volume assordante.
Ma come ci siamo arrivati? Com'è che Lulu è passata dalle braccia di Alban Berg a quelle di Lou Reed? Da un compositore colto a un rocker di strada? Da una prosa asciutta al delirio erotico? Com'è che l'eroina di un commediografo espressionista d'inizio Novecento viene stuprata dai Metallica e lasciata morente ai piedi di un letto, coperta dai residui metallici dei loro riff? La colpa o il merito, è di Lou Reed. Questo disco è soprattutto suo, e si stente. Ha composto il ciclo di canzoni per lo spettacolo di Robert Wilson messo in scena a Berlino in aprile dal Berliner Ensemble. Ha ripensato la psicologia dei personaggi di Wedekind con l'aiuto di Laurie Anderson, ha scritto i testi e li ha incisi su una base di chitarra, archi ed elettronica registrata con Sarth Calhoun. Ha proposto il lavoro ai Metallica nella convinzione che il rock, anche quello più duro, può avere dignità letteraria. Ha ragione: Lulu è un'opera di una bellezza terribile e viscerale, eppure sensibile e poetica. È un disco di sangue e sperma, di sessi turgidi e coltelli, di pensieri indicibili e di autolesionismo. Evoca visioni di violenza e frustrazione. Fa a pezzi l'idea romantica dell'amore. Canta il desiderio che annichilisce e riduce ad animali in cerca di soddisfazione. Indaga il confine fra sesso e morte: esiste un territorio migliore nel quale potevano incontrarsi l'uomo di The Raven e i cantori della «morte magnetica»?
Lulu va ascoltato leggendo i testi, non c'è altro modo per coglierne fascino e significato. Il linguaggio è brutale e lontano da quello asciutto di Wedekind, la prosa è adeguata alla nostra assuefazione alla violenza e al sesso. Reed rinuncia a costruire il ciclo di canzoni ricalcando la trama delle due tragedie. Preferisce calarsi nella mente di alcuni personaggi e lascia che siano essi stessi a illustrare la propria psicologia elementare, portando la forza propulsiva del desiderio sessuale a livelli parossistici. Spesso Reed recita o declama, non intona melodie. I musicisti non si curano di costruire tutte le volte strutture basate sull'alternanza di strofa, ritornello e ponte. E alcune canzoni procedono come un flusso di coscienza per lunghi, interminabili minuti. Ci sono poche canzoni "classiche" come Iced Honey, che è un po' la Sweet Jane di Lulu. Le musiche vanno ascoltate godendosi il momento, come lo chiama James Hetfield, ovvero l'eccitazione derivante dall'istantaneità del pensiero musicale giacché le tracce sono state ideate e incise velocemente, per lo meno per gli standard dei Metallica e per la loro tendenza ad analizzare ogni dettaglio. A volte si ha l'impressione che l'accompagnamento sia improvvisato. Di certo la musica non è mai decorativa: partecipa al massacro di Lulu con un entusiasmo brutale in pezzi che si espandono raggiungendo i 7, 8, 11, 19 minuti. I californiani fanno un grande lavoro quando si tratta di materializzare la carica predatrice dei maschi che girano attorno a Lulu, apparentemente vittime, in definitiva carnefici della donna. Danno volume ai pensieri peggiori, offrono sostanza sonora alla forza distruttrice dell'erotismo.
C'è un passaggio favoloso in cui emerge il culto per il momento sul quale è costruito il disco. Succede durante l'impressionante Pumping Blood. Descrive l'epilogo della storia, pur essendo solo il terzo brano dell'album: Jack lo Squartatore vendica i maschi della tragedia e ammazza Lulu. Un riff brutale spazza la scena, mentre in sottofondo una chitarra innalza un lamento distorto. La musica cessa e Reed si mette a recitare. Mentre la ritmica riprende a incalzare, Lou sollecita il nuovo amico: «C'mon, James!». Da quel momento la musica è liberata e incarna con sadismo ed energia «la confusione maniacale dell'amore» e la «violazione suprema» che esso implica, ovvero la morte. È il suono dell'urlo estremo di Lulu. La scena descritta da Lou Reed ovviamente non c'era nel testo di Wedekind: la donna implora «Jack, ti prego» e al contempo promette di «ingoiare la tua lama più affilata come se fosse il cazzo di un nero». Mentre il sangue invade la casa, Jack o forse Reed osserva che «alla fine era un cuore come gli altri». Non c'è nemmeno il tempo di riprendersi che i Metallica fanno partire il loro pezzo thrash più veloce degli ultimi vent'anni. Si chiama Mistress Dread e ha tutta l'aria del momento in cui la Contessa Geschwitz si umilia per amore di Lulu. La musica è implacabile, è lo scenario emotivo tumultuoso del desiderio della donna. «Vorrei che mi legassi e mi picchiassi», «Cacciami fra i denti un bavaglio insanguinato. Ti prego di degradarmi», «Apri le mie lunghe gambe e mettici dentro un pugno, un braccio, una qualche appendice. Ti prego, aprimi», perché solo la morte dà pace a un desiderio capace di portare alla pazzia. Ma Loutallica non è solo potenza e cattiveria. Alcune canzoni sono costruite in crescendo a partire da frasi semplici che vanno via via ad arricchirsi di colori. E quando si tratta di materializzare in The View l'amoralità di Lulu, la forza sessuale annientatrice messa di fronte alla morale borghese di chi la desidera, i Metallica scelgono un riff pesante che sembra modellato su quelli dei Black Sabbath. Lulu è «la verità, la bellezza che ti spinge a oltrepassare i limiti sacri». È spietata: «Voglio vedere il tuo suicidio, voglio vederti rinunciare alla tua vita guidata dal raziocinio». I suoi amanti sono «oggetti monouso con cui scopare» (Dragon). Lulu non conosce amore: «Non ho veri sentimenti nell'anima, dove gli altri hanno la passione, io ho un vuoto», ammette in Cheat On Me, 11 minuti che si sviluppano a partire da bordoni elettronici. Sì, perché non ci sono solo Lou e i Metallica, le canzoni sono adornate dai suoni contemporanei degli archi arrangiati da Jenny Scheinman, dal basso di Rob Wasserman, dalle manipolazioni elettroniche di Calhoun e dal Continuum di Reed, una sorta di pad elettronico che crea passaggi stranianti fra le note. La produzione è curata con Hal Willner (lo spirito artistico del progetto) e Greg Fidelman (il fonico del quartetto). Il risultato è talmente vivido da far passare in secondo piano il fatto che Lou Reed canta a volte in modo sciatto (Brandenburg Gate). Queste incisioni denunciano il deterioramento del suo stile, il timbro invecchiato, il celebre colore della voce diventato torbido. Però quando il rocker canta in modo più controllato, il suo leggendario eloquio è tagliente come una lama.
Si finisce tra le spire di Junior Dad, 20 minuti avulsi dal concept ma ad esso legati per il tema: un figlio veglia il padre sul letto di morte. Il rocker la suonava dal vivo un paio d'anni fa con Anderson, Calhoun e John Zorn. Era una cacofonia di bordoni elettronici, suoni stridenti di sassofono e violino, dissonanze e voci spettrali. Ora è una canzone basata su una semplice frase di chitarra e su un'interpretazione vocale toccante su questo padre che «l'età ha avvizzito e cambiato», con una lunghissima coda strumentale per archi ed elettronica. Nonostante il tema, suona come un momento pieno di grazia, specie dopo essere passati attraverso tanta violenza. Alla fine della registrazione Kirk Hammett, che aveva perso il padre da poche settimane, è corso fuori dalla sala prove, con le lacrime agli occhi. Dopo pochi istanti è comparso James Hetfield, con gli occhi lucidi. Solo un bastardo come Lou Reed poteva far piangere i Metallica.
14 novembre 2011
In uscita martedì 15 novembre
Questo è l'elenco delle principali novità e ristampe in uscita martedì 15 novembre.
R.E.M.
Part Lies Part Heart Part Truth Part Garbage
1982 - 2011
MARIO BIONDI
Due
ANDREA BOCELLI
Concert - One Night In Central Park
DAVIDE VAN DE SFROOS
Best Of 1999-2011
THE WHO
Quadrophenia - Remastered Edition
ANGELS & AIRWAVES
Love Album Parts One & Two
THE WALKABOUTS
Travels In The Dustland
CASS MCCOMBS
Humor Risk
SLASH
Made in Stoke - Live 24/07/2011
R.E.M.
Part Lies Part Heart Part Truth Part Garbage
1982 - 2011
MARIO BIONDI
Due
ANDREA BOCELLI
Concert - One Night In Central Park
DAVIDE VAN DE SFROOS
Best Of 1999-2011
THE WHO
Quadrophenia - Remastered Edition
ANGELS & AIRWAVES
Love Album Parts One & Two
THE WALKABOUTS
Travels In The Dustland
CASS MCCOMBS
Humor Risk
SLASH
Made in Stoke - Live 24/07/2011
12 novembre 2011
Bud Spencer Blues Explosion - Do It:: la recensione di Ondarock
Ecco la recensione dell'ultimo album dei Bud Spencer Blues Explosion, uscito questa settimana, pubblicata dal sito ondarock.it
Terzo lavoro in studio per Adriano Viterbini e Cesare Petulicchio, due fra i migliori e ricercati musicisti della generazione italiana around 30, in pista da cinque anni come titolari della ragione sociale Bud Spencer Blues Explosion.
Dopo l'esordio, avvenuto con "Happy" nel 2007, hanno iniziato a far parlare seriamente di loro grazie al disco omonimo, pubblicato due anni più tardi, ed alla conseguente interminabile attività live che ha contribuito a moltiplicarne la notorietà su tutto il territorio nazionale, consacrandoli come protagonisti di una delle realtà più incandescenti della nostra scena.
Inevitabile la decisione di catturare quell'energia nel recente EP dal vivo "Fuoco lento", nel quale hanno proposto una serie di personali cover, spaziando senza timori da Jimi Hendrix ai Rage Against The Machine, da Alex Britti agli Area fino a Blind Willie Johnson, filtrandoli attraverso la propria visione.
L'idea di fondo del processo compositivo che ha condotto a "Do It" (concepito durante le brevi tregue intervenute fra una data e l'altra del tour) è stata proprio quella di trasferire su disco la carica liberatoria delle infuocate esibizioni del duo romano.
"Do It" è un ritratto fedele di cosa sono oggi i Bud Spencer Blues Explosion: una cometa che si slancia dal delta del Mississippi per dirigersi verso Seattle, unendo idealmente più generazioni, sposando ed attualizzando gli approcci che furono di Robert Johnson, Jimi Hendrix e Kurt Cobain.
Le danze si aprono con "Più del minimo", l'esatto mantenimento delle promesse finora fatte dai BSBE, un micidiale blues elettrico che parte come una moderna "Immigrant Song" e si dipana mostrando le immense capacità tecniche dei due, fra riff zeppeliniani e drumming potentissimo.
La stessa attitudine viene espressa anche in "Giocattoli" (voce effettata e l'anima blues di Adriano che diventa incontenibile, fra languide slide e chitarroni selvaggi), "Rottami" e "Dio odia i tristi".
Se si toglie la spinta modernista, il blues torna ad essere meravigliosamente roots nella rilettura del traditional "Jesus On The Mainline", già in passato nelle corde di Ry Cooder e Aerosmith.
Se si gratta via la patina blues, emergono invece convincenti rock da stadio, quali "Squarciagola" e l'ancor più a fuoco "L'onda", una delle vette dell'album.
Fra le pieghe di "Do It" sono presenti anche contaminazioni che consentono alla band di sganciarsi in maniera intelligente dai propri suoni consolidati, lasciando presagire interessanti prospettive future.
Particolare significato assume in tal senso il piacevole spunto "Skratch Explosion" nella quale si estrinsecano ibridazioni con l'hip hop, grazie alla presenza dell'ospite di turno, DJ Myke: purtroppo è uno slancio che non supera il minuto, avrebbe meritato maggior peso nell'economia del disco.
Altre divagazioni sul tema vengono fornite dal piano Rhodes che arricchisce "Cerco il tuo soffio" (primo singolo estratto), e dalle aperture easy pop di "Come un mare" (la solita strizzatina d'occhio al pubblico femminile ?).
In chiusura vengono servite una nuova versione di "Hamburger", già edita su "Happy" e da sempre colonna portante delle performance della band, e "Mi addormenterò", interpretazione da bluesman consumati, in grado di aggiornare una volta di più le classiche dodici battute condendole con un azzeccato retrogusto pop.
Dentro "Do It" emotività e tecnica si rincorrono con grandissimo equilibrio, una tempesta elettrica che consolida tutto ciò che di positivo è stato detto e scritto sui Bud Spencer in questi anni.
Una volta di più dimostrano di non essere dei meri collezionisti, né tantomeno dei nostalgici retrò, ma di saper trattare come pochi altri la materia musicale di qualche decennio fa, ricontestualizzandola nel nuovo millennio con risultati strepitosi.
Non più una potenziale grande promessa, bensì la conferma di essere diventati stelle di prima grandezza, fra le poche in Italia a poter vantare velleità esterofile, un fiore all'occhiello per la scena indipendente di casa nostra.
Fin qui "Do It" è il loro miglior disco, il più personale, il più compiuto e completo, quello dove i Bud Spencer Blues Explosion dimostrano al mondo di aver le idee chiare sulla strada che intendono seguire.
Il terzo fatidico album è da considerare riuscito in pieno.5 novembre 2011
In uscita martedì 8 novembre
Ecco le principali novità in uscita martedì prossimo, 8 novembre.
SIGUR ROS
Inni
PINK FLOYD
A Foot In THe Door
The Best Of
PINK FLOYD
Wish You Were Here
Remastered Edition
MEGADETH
Th1rt3en
PAOLO CONTE
Gong-Oh
Best Of
SUSAN BOYLE
Someone To Watch Over Me
DAVID LYNCH
Crazy Clown Time
SLIPKNOT
Iowa - 10th Anniversary Edition
DISTURBED
The Lost Children
SARAH JANE MORRIS
Cello Songs
KEITH JARRETT
Rio
COLONNA SONORA
Twilight - Breaking Dawn
SIGUR ROS
Inni
PINK FLOYD
A Foot In THe Door
The Best Of
PINK FLOYD
Wish You Were Here
Remastered Edition
MEGADETH
Th1rt3en
PAOLO CONTE
Gong-Oh
Best Of
SUSAN BOYLE
Someone To Watch Over Me
DAVID LYNCH
Crazy Clown Time
SLIPKNOT
Iowa - 10th Anniversary Edition
DISTURBED
The Lost Children
SARAH JANE MORRIS
Cello Songs
KEITH JARRETT
Rio
COLONNA SONORA
Twilight - Breaking Dawn
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