Terzo lavoro in studio per Adriano Viterbini e Cesare Petulicchio, due fra i migliori e ricercati musicisti della generazione italiana around 30, in pista da cinque anni come titolari della ragione sociale Bud Spencer Blues Explosion.
Dopo l'esordio, avvenuto con "Happy" nel 2007, hanno iniziato a far parlare seriamente di loro grazie al disco omonimo, pubblicato due anni più tardi, ed alla conseguente interminabile attività live che ha contribuito a moltiplicarne la notorietà su tutto il territorio nazionale, consacrandoli come protagonisti di una delle realtà più incandescenti della nostra scena.
Inevitabile la decisione di catturare quell'energia nel recente EP dal vivo "Fuoco lento", nel quale hanno proposto una serie di personali cover, spaziando senza timori da Jimi Hendrix ai Rage Against The Machine, da Alex Britti agli Area fino a Blind Willie Johnson, filtrandoli attraverso la propria visione.
L'idea di fondo del processo compositivo che ha condotto a "Do It" (concepito durante le brevi tregue intervenute fra una data e l'altra del tour) è stata proprio quella di trasferire su disco la carica liberatoria delle infuocate esibizioni del duo romano.
"Do It" è un ritratto fedele di cosa sono oggi i Bud Spencer Blues Explosion: una cometa che si slancia dal delta del Mississippi per dirigersi verso Seattle, unendo idealmente più generazioni, sposando ed attualizzando gli approcci che furono di Robert Johnson, Jimi Hendrix e Kurt Cobain.
Le danze si aprono con "Più del minimo", l'esatto mantenimento delle promesse finora fatte dai BSBE, un micidiale blues elettrico che parte come una moderna "Immigrant Song" e si dipana mostrando le immense capacità tecniche dei due, fra riff zeppeliniani e drumming potentissimo.
La stessa attitudine viene espressa anche in "Giocattoli" (voce effettata e l'anima blues di Adriano che diventa incontenibile, fra languide slide e chitarroni selvaggi), "Rottami" e "Dio odia i tristi".
Se si toglie la spinta modernista, il blues torna ad essere meravigliosamente roots nella rilettura del traditional "Jesus On The Mainline", già in passato nelle corde di Ry Cooder e Aerosmith.
Se si gratta via la patina blues, emergono invece convincenti rock da stadio, quali "Squarciagola" e l'ancor più a fuoco "L'onda", una delle vette dell'album.
Fra le pieghe di "Do It" sono presenti anche contaminazioni che consentono alla band di sganciarsi in maniera intelligente dai propri suoni consolidati, lasciando presagire interessanti prospettive future.
Particolare significato assume in tal senso il piacevole spunto "Skratch Explosion" nella quale si estrinsecano ibridazioni con l'hip hop, grazie alla presenza dell'ospite di turno, DJ Myke: purtroppo è uno slancio che non supera il minuto, avrebbe meritato maggior peso nell'economia del disco.
Altre divagazioni sul tema vengono fornite dal piano Rhodes che arricchisce "Cerco il tuo soffio" (primo singolo estratto), e dalle aperture easy pop di "Come un mare" (la solita strizzatina d'occhio al pubblico femminile ?).
In chiusura vengono servite una nuova versione di "Hamburger", già edita su "Happy" e da sempre colonna portante delle performance della band, e "Mi addormenterò", interpretazione da bluesman consumati, in grado di aggiornare una volta di più le classiche dodici battute condendole con un azzeccato retrogusto pop.
Dentro "Do It" emotività e tecnica si rincorrono con grandissimo equilibrio, una tempesta elettrica che consolida tutto ciò che di positivo è stato detto e scritto sui Bud Spencer in questi anni.
Una volta di più dimostrano di non essere dei meri collezionisti, né tantomeno dei nostalgici retrò, ma di saper trattare come pochi altri la materia musicale di qualche decennio fa, ricontestualizzandola nel nuovo millennio con risultati strepitosi.
Non più una potenziale grande promessa, bensì la conferma di essere diventati stelle di prima grandezza, fra le poche in Italia a poter vantare velleità esterofile, un fiore all'occhiello per la scena indipendente di casa nostra.
Fin qui "Do It" è il loro miglior disco, il più personale, il più compiuto e completo, quello dove i Bud Spencer Blues Explosion dimostrano al mondo di aver le idee chiare sulla strada che intendono seguire.
Il terzo fatidico album è da considerare riuscito in pieno.
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