SERJ TANKIAN
"HARAKIRI"
Terzo disco solista per la voce dei
SYSTEM OF A DOWN
uno dei gruppi più influenti del metal moderno.
E anche da solista Tankian conferma tutta la sua vena creativa, come si deduce anche da questa bella recensione del sito
outsidersmusica.it
Harakiri è il terzo album solista di Serj Tankian, già voce dei System Of A Down, nu-metallers pluridecorati dei primi anni 2000. Affrancatosi ormai da tempo dall’ingombrante ombra della band madre (Elect The Dead è del 2007, il sinfonico Imperfect Harmonies
del 2010), Serj torna finalmente a quello che sa fare meglio, e che,
indubbiamente, interessa di più al suo pubblico: brani con entrambi i
piedi ben piantati nel rock moderno e contemporaneo, con aperture al
metal, al punk, e occasionali divagazioni elettroniche. Da artista
sensibile, acculturato e complesso qual è (si ricordano il progetto
etno-elettronico Serart, con Arto Tunçboyacıyan, e l’impegno sociale con l’Axis Of Justice, organizzazione non-profit fondata assieme a Tom Morello), Serj Tankian
presenta il suo nuovo lavoro non come una mera raccolta di canzoni, ma
come «una fotografia nitida che immortala il ruolo della politica nelle
nostre vite, l’economia frustrata e gli scempi ambientali che tessono la
trama della società odierna ».
In questo senso il titolo Harakiri
(lo squarciamento del ventre del suicidio rituale tradizionale
giapponese) è inteso come il suicidio etico-sociale che l’umanità sta
compiendo, verso se stessa, verso l’ambiente e il mondo animale (come
denunciato proprio nelle lyrics della title-track). Se per quanto
riguarda il lato tematico-concettuale l’album è dunque presto
inquadrabile, e ben approfondibile, a livello prettamente musicale il
buon Serj ci presenta un melting-pot stilistico piuttosto vario e
composito, con alcuni dei suoi migliori brani di sempre, come ad esempio
la melodica opener cornucopia (la nuova Elect The Dead?), oppure la divertente Ching Chime, che riporta alla mente l’estro interpretativo Sugar-style. Altre composizioni senza dubbio efficaci sono Occupied Tears e Weave On, mentre si riscontra qualche velleità sperimentale di troppo in Deafening Silence, con un insistito arrangiamento elettronico che non si armonizza più di tanto con la natura tipicamente rock del lavoro (Figure It Out),
nella quale spicca il lavoro di chitarra di Dan Monti. Va altresì
sottolineato come gran parte del processo compositivo dell’album sia
stato svolto dal solo Serj con l’utilizzo dell’iPad (proprio come Björk su Biophilia),
ribadendo la grande capacità e autonomia creativa di un artista che sta
indubbiamente vivendo un periodo di notevole fertilità. E’ infatti
notizia recente che, successivamente ad Harakiri, Tankian abbia già pronti un’intera sinfonia (Orca), un album jazz (Jazz-Iz-Christ) e un lavoro elettronico, assieme a Jimmy Urine dei Mindless Self-Indulgence (Fuktronic). L’inconfondibile
voce dell’artista di origini armene, assieme a Davis, Keenan e Draiman,
uno dei pochi veri talenti canori emersi in ambito crossover, fa
ovviamente la parte del leone lungo tutto la release, alimentando alla
grande l’entusiasmo e la piacevolezza dell’ascolto. In conclusione Harakiri è, allo stato attuale, il disco solista di Tankian
più completo e soddisfacente, e fotografa un artista perfettamente a
suo agio sia come interprete che come compositore, libero di spaziare in
lungo e in largo, nei vari generi del mare magnum della musica
contemporanea, preservando la sua identità e progredendo in percorso
coerente e di successo.
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