9 ottobre 2012

THE WALLFLOWERS "GLAD ALL OVER"

E' SICURAMENTE UNO DEI DISCHI PIU' BELLI DEGLI ULTIMI TEMPI. UN DI QUEI VECCHI SANI DISCHI ROCK, ARRICCHITO DALLA PARTECIPAZIONE DI MICK JONES DEI CLASH, CHE IN UN PAIO DI PEZZI CI LASCIA CAPIRE CHE LA LORO LEZIONE E' ANCORA VIVA E VEGETA.
ECCO QUI DI SEGUITO LA BELLA RECENSIONE DI ROCKOL.IT




Sette anni. Tanto tempo è trascorso da “Rebel, sweetheart” l’ultima uscita a firma Wallflowers. Una avventura musicale in cui la parola fine non è mai stata scritta ma la volontà di Jakob Dylan di seguire un percorso solitario poteva esserne un preludio. Fortunatamente così non è stato. I ragazzi si sono radunati a Nashville - città dove con l’aria si respira non solo country ma musica tout-court - con l’aggiunta di Jack Irons alla batteria (già seduto dietro i tamburi di Red Hot Chili Peppers e Pearl Jam…) e la sacra collaborazione di Mick Jones, chitarra pensante dei Clash, hanno lavorato sodo ed hanno partorito il lavoro che abbiamo tra le mani: “Glad all over”, il sesto album della band.
Così fortunatamente non è stato, si diceva, perché le undici canzoni di quest’album ci dicono a chiare lettere che i Wallflowers hanno ancora ottime carte da spendere e buone note da regalare. Un disco di puro rock che non rinuncia a soffusi echi di pop che, lungi dal banalizzarlo, ne variano il registro. Un disco che si avvale della scrittura sempre ispirata di una delle migliori penne presenti attualmente sul mercato, quella lucida e attenta di Jakob Dylan. Proprio la profondità dei testi è uno dei punti di forza imprescindibili di “Glad all over”. Un disco che si avvale anche, in due episodi, il singolo “Reboot the mission” e “Misfits and lovers”, del riconoscibilissimo tocco di Mick Jones. Tanto da far pensare, ascoltandoli, che il funk stradaiolo di Radio Clash abbia magicamente ripreso la programmazione interrotta qualche tempo fa. Ma, per quanto piacevoli, sono solo episodi, per l’appunto.
Il cuore dell’album, se vogliamo fornire coordinate e riferimenti più precisi, rimanda a quanto ci sia ora di più tradizionale nella nazione delle stelle e delle strisce, Bruce Springsteen. “Have a mercy on him now” e “It won’t be long” fanno addirittura pensare che dietro al cantante ci sia l’intera E Street Band, è un complimento e non una critica sia chiaro.
Un album in cui ci sono belle canzoni, in cui c’è un buon feeling, in cui pare che tutto sia al posto in cui deve essere. In più, come si suole dire, è un disco che cresce ad ogni successivo ascolto.
I Wallflowers sono tornati a recitare quel ruolo di “beautiful outsiders” che avevano smarrito per strada.
Hanno una storia ventennale e una buona produzione discografica alle spalle ma è soprattutto dal vivo che si fanno apprezzare a pieno, lì pare di toccare con mano l’essenza della loro anima. Chi ha assistito ai concerti americani della scorsa estate ne ha riportato una ottima impressione. Del resto prima di pubblicare il primo album Jakob e i suoi fratelli hanno fatto una lunga gavetta mettendo in fila un numero di concerti a tre cifre.
Nella letterina dei desideri da mettere sotto l’albero indirizzata a Babbo Natale accanto alla salute per i nostri cari e a una attesa tregua della morsa economica mettiamoci anche un bel tour italiano dei Wallflowers nel 2013.

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