8 maggio 2012

afterhours padania

"PADANIA" E' IL NUOVO E BELLISSIMO ALBUM DEGLI AFTERHOURS DI MANUEL AGNELLI. QUESTA E' LA BELLA RECENSIONE DI ROCKOL.IT
E almeno adesso quando parleremo di "Padania" potremo farlo senza pensare ad una terra che non esiste, ma ad un bellissimo disco che invece c'è eccome!!!



L'ha già detto Agnelli: "Padania" è anche un titolo provocatorio, fatto per attirare l'attenzione. Anche, appunto. Ora parliamo di altro. Parliamo di un gruppo, gli Afterhours, e del loro nuovo album di inediti, "Padania". Parliamo di una band che dopo vent'anni di musica e palchi è capace nuovamente di mettersi in gioco per registrare un nuovo disco, e lo fa per amore nei confronti della musica, nei confronti del proprio mestiere. E allora per questo nuovo disco, Agnelli & co. hanno sperimentato nuovi metodi di composizione, perché suonare e registrare insieme, sì è bello e divertente, ma quando devi dare forma a brani come "Metamorfosi" e "Fosforo e blu" (il primo un brano etereo e impercettibile ricco di archi e vocalizzi, mentre il secondo è un mantra elettrico ripetuto all'infinito, come una palla infuocata lanciata giù da una montagna) allora hai bisogno di stare da solo, provare nuove cose (vocali ma anche strumentali) che con davanti gli altri, forse non ti verrebbero.
Il risultato di tutto ciò sono quindici canzoni una diversa dall'altra, eterogenee ma ognuna con una forte personalità. O almeno questo è quello che si percepisce ai primi ascolti. Quando la fame dei nuovi brani si fa sentire, quando il verme solitario che abbiamo in pancia ne chiede ancora, allora si capisce che "Padania" non lo si può ascoltare a pezzi ma lo si può assumere solamente per intero, come se non fosse scomponibile, come se fosse un'unica traccia con un inizio e una fine ben precisi. Atmosfere diverse, certo, ma che ti cullano allo stesso modo, in quello stesso posto immaginario che raccontano Agnelli e compagni dove si trovano richiami a Demetrio Stratos degli Area, vocalizzi ed esperimenti canori, canzoni pop e ballad ma dal testo pungente e maturo come "Nostro anche se ci fa male" che porta dentro la stessa dose di amore utilizzata per "Padania", come se ne fosse il seguito ideale, con un dolce e più reale che mai ritornello sul finale che ripete il titolo della canzone. I testi - a volte difficili da decifrare, ma fondamentali per dare senso concreto e logico al concept - sono densi, parlano di libertà, di casa come luogo non fisico ma della mente, di nebbia neve e pioggia, di una terra che ci si rivolta contro come Agnelli canta in "La tempesta in arrivo" dove sembra che non ci sia più niente da fare per poter sopravvivere: "La tempesta è in arrivo, nessun compromesso, gli insetti stanno scappando, ognuno pensi a se stesso".
Arrivano anche canzoni destrutturate, dove sembra che gli strumenti si incontrino e si scontrino tra di loro a cento allora come in "Ci sarà una bella luce" che ha il grande potere di avere, sotto un'impegnativa coltre musicale, un'ottima melodia e un testo duro ed efficace, e "Spreca una vita" dove le chitarre la fanno da padrona. L'attacco da vera e propria big band di "Io so chi sono", dove sembra che sezione ritmica, voce, cori e chitarre se ne vadano ognuno per i fatti loro, cela dentro di sé una delle frasi più emblematiche di tutto il disco "Terra meravigliosa, brutto Paese", mentre i meravigliosi archi di "Iceberg", quasi da colonna sonora, accompagnano l'ascoltatore ad un altro brano fondamentale del disco, "La terra promessa si scioglie di colpo", un altro punto di snodo, la fine questa volta, di un viaggio attraverso un luogo immaginario, ma nel quale tutti ci possiamo ritrovare.
Il nuovo disco degli Afterhours è, in conclusione, la dimostrazione che i Nostri sono più in forma che mai, sono cresciuti, rimanendo sempre fedeli al loro spirito di rockettari ma con un occhio più maturo capace di guardare oltre e di svilupparsi negli anni. E se qualcuno storce il naso perché anni fa volevano sputare sui giovani di allora mentre oggi sembrano essersi ammorbiditi, be', è ora di lasciare da parte i commenti nostalgici e rendersi conto che i tempi sono cambiati. Quegli Afterhours sono cresciuti, i ragazzini impertinenti di allora hanno lasciato il posto ai malati di social network che ci ritroviamo adesso, e Manuel Agnelli e soci, da fratelli maggiori ribelli, sono diventati padri di una generazione che forse dovrebbe prestargli più attenzione. Non ci sarebbe da pentirsi.

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