29 ottobre 2011

Achtung Baby: 20 anni dopo

A distanza di vent'anni dalla sua pubblicazione, lunedì prossimo uscirà l'edizione remasterizzata di Achtung Baby degli U2, uno dei vertici della loro carriera e uno tra i dischi più importanti dell'ultimo ventennio. Ecco come ne parlava nel 1991, alla vigilia dell'uscita, Ernesto Assante su Repubblica.  


U2, UN PASSO AVANTI - di Ernesto Assante  


IL ROCK di oggi, come spesso è accaduto da trenta anni a questa parte, ha cambiato pelle, frequenta altri suoni, non è più quello di venti e nemmeno di dieci anni fa. Se ne sono accorti anche gli U2 che con il loro nuovo album, Achtung Baby (ed. Island), pronto ad uscire nei negozi il prossimo 18 novembre, danno una potente sterzata alla loro musica e tornano a cavalcare l' onda di un rock moderno, selvaggio, passionale ed attualissimo dopo aver scavato a fondo nelle radici e nella tradizione del rock con la non felicissima "esplorazione" americana di Rattle & Hum. Bono, The Edge, Larry Mullen Jr. e Adam Clayton riprendono il discorso che era stato interrotto nel 1987, all' indomani dell' uscita di The Joshua Tree e, richiamando in squadra il duo di produzione Daniel Lanois e Brian Eno, hanno ben deciso di abbandonare l' alone "mitico" che avvolgeva l' autocelebrazione di Rattle & Hum e sono tornati a far musica in maniera immediata, diretta, coinvolgente. Achtung Baby è un bel disco e potrebbe lasciare interdetti molti dei fans della band irlandese, perchè rinuncia in gran parte al suono classico, epico e romantico, che ha caratterizzato alcuni dei loro dischi migliori, scegliendo invece la strada di una originalissima fusione di elementi diversi, dalla psichedelia delle ultime leve americane, al ritmo vicino alla dance che ha caratterizzato le produzioni di moltissime band inglesi (dagli Stone Roses agli Happy Mondays), fino ad arrivare all' elettricità ed al "rumore", all' uso esasperato di distorsori e feedback sul suono della chitarra, che domina quasi tutto l' album.

E' un disco facile e difficile al tempo stesso: facile perchè molti dei brani del disco risultano accattivanti, ricchi di melodie cantabili, ritmati ed addirittura ballabili (abitudine che in realtà gli U2 hanno sempre avuto); difficile perchè al di là della struttura dei brani, spesso semplicissima, il disco è elaboratissimo nel campo dei suoni: al lavoro di produzione, missaggio ed ingegneria del suono hanno lavorato, oltre a Brian Eno e Daniel Lanois, altre cinque persone, tra le quali Steve Lilliwhite, ed è proprio questo incredibile lavoro a rendere originalissimo il disco, a farne un piccolo gioiello di modernità e di stile. Che il disco suoni in maniera diversa dai precedenti lo si sente fin dall' inizio, dal brano di apertura, Zoo Station, manipolato fino all' inverosimile dal team di produzione, fino a stravolgere con l' uso di filtri anche la voce di Bono, un brano dal ritmo ossessivo che dichiara immediatamente le intenzioni rock della band. Ma anche gli altri brani del disco non sono meno esplosivi ed affascinanti, da Even better than the real thing, manchesteriano e godibilissimo, a One, una ballata dove è la bellissima voce di Bono a dominare, passando per il brano che fa parte della colonna sonora del nuovo film di Wim Wenders, Until the end of the world, maggiormente legato allo stile abituale degli U2.

Più che la voce di Bono è la chitarra di The Edge a scandire i passaggi emozionanti di questo disco, come in Who' s gonna ride your wild horses, un perfetto singolo da classifica con un ritornello cantabilissimo, un brano d' amore e passione che esalta le doti pop della band ma che proprio nel lavoro di The Edge, rumorosissimo e sovraesposto, trova un insolito elemento di rottura. E vanno ancora segnalati So cruel, uno dei brani migliori del disco, ritmica soul, canto in odor di gospel, violini minimalisti, un gioiello di contaminazione e creatività; il più accattivante e facile Mysterious way ed i conclusivi Acrobat, l' unico brano a richiamare i contenuti politici e religiosi della band e Love is blindness, una sorta di blues sofferto e misterioso. Non è un caso, infine, se tra i ringraziamenti in copertina compaiano i nomi di David Bowie, Peter Gabriel, Lou Reed, che affiancati a quello di Eno legano in maniera indissolubile il percorso musicale odierno degli U2 alla migliore scuola creativa del rock britannico; e che parte di questo disco sia stato realizzato a Berlino, viste le atmosfere che lo dominano, dove luce ed oscurità si incontrano spesso, dove la passione e l' energia diventano lingua cantata, melodia inafferrabile, grandissimo rock.





 

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