U2, UN PASSO AVANTI - di Ernesto Assante
IL ROCK di oggi, come spesso è accaduto da trenta anni a questa parte, ha cambiato pelle, frequenta altri suoni, non è più quello di venti e nemmeno di dieci anni fa. Se ne sono accorti anche gli U2 che con il loro nuovo album, Achtung Baby (ed. Island), pronto ad uscire nei negozi il prossimo 18 novembre, danno una potente sterzata alla loro musica e tornano a cavalcare l' onda di un rock moderno, selvaggio, passionale ed attualissimo dopo aver scavato a fondo nelle radici e nella tradizione del rock con la non felicissima "esplorazione" americana di Rattle & Hum. Bono, The Edge, Larry Mullen Jr. e Adam Clayton riprendono il discorso che era stato interrotto nel 1987, all' indomani dell' uscita di The Joshua Tree e, richiamando in squadra il duo di produzione Daniel Lanois e Brian Eno, hanno ben deciso di abbandonare l' alone "mitico" che avvolgeva l' autocelebrazione di Rattle & Hum e sono tornati a far musica in maniera immediata, diretta, coinvolgente. Achtung Baby è un bel disco e potrebbe lasciare interdetti molti dei fans della band irlandese, perchè rinuncia in gran parte al suono classico, epico e romantico, che ha caratterizzato alcuni dei loro dischi migliori, scegliendo invece la strada di una originalissima fusione di elementi diversi, dalla psichedelia delle ultime leve americane, al ritmo vicino alla dance che ha caratterizzato le produzioni di moltissime band inglesi (dagli Stone Roses agli Happy Mondays), fino ad arrivare all' elettricità ed al "rumore", all' uso esasperato di distorsori e feedback sul suono della chitarra, che domina quasi tutto l' album.
E' un disco facile e difficile al tempo stesso: facile perchè molti dei brani del disco risultano accattivanti, ricchi di melodie cantabili, ritmati ed addirittura ballabili (abitudine che in realtà gli U2 hanno sempre avuto); difficile perchè al di là della struttura dei brani, spesso semplicissima, il disco è elaboratissimo nel campo dei suoni: al lavoro di produzione, missaggio ed ingegneria del suono hanno lavorato, oltre a Brian Eno e Daniel Lanois, altre cinque persone, tra le quali Steve Lilliwhite, ed è proprio questo incredibile lavoro a rendere originalissimo il disco, a farne un piccolo gioiello di modernità e di stile. Che il disco suoni in maniera diversa dai precedenti lo si sente fin dall' inizio, dal brano di apertura, Zoo Station, manipolato fino all' inverosimile dal team di produzione, fino a stravolgere con l' uso di filtri anche la voce di Bono, un brano dal ritmo ossessivo che dichiara immediatamente le intenzioni rock della band. Ma anche gli altri brani del disco non sono meno esplosivi ed affascinanti, da Even better than the real thing, manchesteriano e godibilissimo, a One, una ballata dove è la bellissima voce di Bono a dominare, passando per il brano che fa parte della colonna sonora del nuovo film di Wim Wenders, Until the end of the world, maggiormente legato allo stile abituale degli U2.
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