Ormai (ingiustamente) confinati ai margini dell'attenzione più smaniosa della scena rock alternativa, i Mogwai continuano imperterriti a sfornare musica di gran classe, incuranti di qualsiasi moda e dell'inevitabile processo per cui una band con oltre dieci anni di onorata carriera alle spalle finisce per essere seguita quasi esclusivamente dai suoi appassionati. Sarà una coincidenza, ma, proprio in parallelo con questo processo quanto mai discutibile, la band scozzese sembra aver ritrovato negli ultimi anni smalto e voglia di spiazzare.
È stato questo il caso del magnifico brano da venti minuti contenuto nel bonus-cd dell'edizione limitata dell'ultimo "Hardcore Will Never Die, But You Will" ed è pure quello del breve Ep che segue di poco quell'album, dagli stessi componenti della band annunciato come sorprendente.
Così è, infatti, visto che "Earth Division" risponde chiaramente all'intento della band di presentare brani del tutto eterogenei, accomunati soltanto dal minimo denominatore del romanticismo di arrangiamenti d'archi che, uniti ad atmosfere al tempo stesso tese e ovattate, fanno pensare che le quattro composizioni dell'Ep possano costituire i bozzetti di un'ipotetica colonna sonora.
A parte ciò, il camaleontismo stilistico dei Mogwai compendia in poco più di un quarto d'ora di durata tutte le caratteristiche tipiche del loro suono passato, affiancandole ad altre decisamente sorprendenti: ad esempio, chi avrebbe mai detto di poter ascoltare gli alfieri del post-rock britannico impegnati in un'ovattata ballad acustica come la splendida "Hound Of Winter"?
Se "Hound Of Winter", oltre che per l'inusuale veste sonora, spicca per la presenza del cantato e per la vaporosa fluidità delle melodie, i brani d'apertura e chiusura dell'Ep rientrano maggiormente nell'alveo di quanto rappresentato finora dai Mogwai, presentando uno schema speculare, interpretato da oblique note di pianoforte in "Get To France" e da morbide iterazioni chitarristiche in "Does This Always Happen?", entrambe avvinte dalla presenza degli archi in un'atmosfera sospesa e vagamente spettrale.
Completa il quadro "Drunk And Crazy", da considerarsi il brano più "sperimentale" del lotto, col suo andamento - appunto - ubriaco e schizoide, tra torsioni abrasive iniziali, intermezzo romantico e crescendo maestoso, il tutto percorso da febbrili sciabordii sintetici.
Insomma, "Earth Division" altro non è che una manciata di canzoni a suo modo disorientante, del tutto coerente con le intenzioni della band scozzese, che sotto la forma di un apparente divertissement consegna alla sua discografia un altro Ep di altissima levatura e - azzardare la previsione è lecito - potenzialmente significativo per il prosieguo della sua attività. I tempi del fulminante "Stanley Kubrick Ep" sono lontani, ma la classe dei Mogwai non ha fatto altro che distillarsi col passare del tempo; e se nel frattempo l'attenzione dei più si è spostata su altri bersagli, vorrà dire che un gioiellino come "Earth Division" resterà appannaggio dei soli che badano alle sensazioni delle proprie orecchie ben più che alle esaltazioni di speculazioni astratte e fenomeni passeggeri.
È stato questo il caso del magnifico brano da venti minuti contenuto nel bonus-cd dell'edizione limitata dell'ultimo "Hardcore Will Never Die, But You Will" ed è pure quello del breve Ep che segue di poco quell'album, dagli stessi componenti della band annunciato come sorprendente.
Così è, infatti, visto che "Earth Division" risponde chiaramente all'intento della band di presentare brani del tutto eterogenei, accomunati soltanto dal minimo denominatore del romanticismo di arrangiamenti d'archi che, uniti ad atmosfere al tempo stesso tese e ovattate, fanno pensare che le quattro composizioni dell'Ep possano costituire i bozzetti di un'ipotetica colonna sonora.
A parte ciò, il camaleontismo stilistico dei Mogwai compendia in poco più di un quarto d'ora di durata tutte le caratteristiche tipiche del loro suono passato, affiancandole ad altre decisamente sorprendenti: ad esempio, chi avrebbe mai detto di poter ascoltare gli alfieri del post-rock britannico impegnati in un'ovattata ballad acustica come la splendida "Hound Of Winter"?
Se "Hound Of Winter", oltre che per l'inusuale veste sonora, spicca per la presenza del cantato e per la vaporosa fluidità delle melodie, i brani d'apertura e chiusura dell'Ep rientrano maggiormente nell'alveo di quanto rappresentato finora dai Mogwai, presentando uno schema speculare, interpretato da oblique note di pianoforte in "Get To France" e da morbide iterazioni chitarristiche in "Does This Always Happen?", entrambe avvinte dalla presenza degli archi in un'atmosfera sospesa e vagamente spettrale.
Completa il quadro "Drunk And Crazy", da considerarsi il brano più "sperimentale" del lotto, col suo andamento - appunto - ubriaco e schizoide, tra torsioni abrasive iniziali, intermezzo romantico e crescendo maestoso, il tutto percorso da febbrili sciabordii sintetici.
Insomma, "Earth Division" altro non è che una manciata di canzoni a suo modo disorientante, del tutto coerente con le intenzioni della band scozzese, che sotto la forma di un apparente divertissement consegna alla sua discografia un altro Ep di altissima levatura e - azzardare la previsione è lecito - potenzialmente significativo per il prosieguo della sua attività. I tempi del fulminante "Stanley Kubrick Ep" sono lontani, ma la classe dei Mogwai non ha fatto altro che distillarsi col passare del tempo; e se nel frattempo l'attenzione dei più si è spostata su altri bersagli, vorrà dire che un gioiellino come "Earth Division" resterà appannaggio dei soli che badano alle sensazioni delle proprie orecchie ben più che alle esaltazioni di speculazioni astratte e fenomeni passeggeri.
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