RYAN ADAMS
Ashes & Fire
****
Devo ammettere che Ryan Adams è uno di talento.
Non che non lo sapessi, ma Ryan ha sempre fatto di tutto per non essere considerato tale.
Scontroso, antipatico, stronzo ( nelle interviste ), discontinuo nella produzione, dove alterna grandi dischi a cosucce mediocri, album di metal e punk a cose egrege.
Dischi come Gold, Jacksonville City Nights, Heartbreaker, Cold Roses, Easy Tiger, Cardinology non si improvvisano se non si è un talento.
A quel punto gli si possono perdonare album come Rock and Roll, 29 o i recenti III/ IV ed Orion.
Gli si possono perdonare molte cose, se fa dei dischi come questo Ashes & Fire.
Un disco bello, con una manciata di grandi canzoni, suonato come dio comanda.
E qui si capisce subito il perchè : per tornare a fare musica in grande stile, Ryan è andato a cercare nientepopodimeno che Glyn Johns.
Non il figlio, Ethan Johns, con cui aveva lavorato già in passato, ma il padre, quel Glyn Johns che, nel corso della sua carriera ha prodotto gruppi come Rolling Stones, Who ( ha prodotto Who's Next ), Eagles e moltissimi altri.
Johns è uno dei grandi produttori rock e in questo disco ha usato solo il suono analogico, niente digitale.
E la differenza si sente, e come.
Suoni cristallini, il piano puro e diretto, la steel guitar carezzevole, le chitarre, acustiche ed elettriche al centro della musica : il resto lo ha fatto Ryan Adams, mettendo sul piatto un manciata di canzoni di grande qualità.
Alcune, come le prime tre, addirittura straordinarie.
Al disco partecipano Norah Jones e Benmont Tench ( Tom Petty & The Heartbreakers ) ed il piano di Tench fa veramente la differenza, in alcune canzoni.
Inizio alla grande con Dirty Rain, forse il pezzo migliore della raccolta.
Chitarra acustica, passo lento, basso in evidenza ed il piano : la canzone inizia subito alla grande.
Ryan canta bene una ballata di stampo classico dotata di una melodia che prende sin dal primo ascolto, leggermnente velata di country ma di una bellezza adamantina.
Era un pò che non sentivo una canzoine così bella, così coinvolgente, e mi fa piacere che sia proprio Adams a farla : anche se poi, parlando con lui, ha quasi sempre negato di volere fare questo tipo di musica.
Tench superlativo al piano.
[...]
Non che non lo sapessi, ma Ryan ha sempre fatto di tutto per non essere considerato tale.
Scontroso, antipatico, stronzo ( nelle interviste ), discontinuo nella produzione, dove alterna grandi dischi a cosucce mediocri, album di metal e punk a cose egrege.
Dischi come Gold, Jacksonville City Nights, Heartbreaker, Cold Roses, Easy Tiger, Cardinology non si improvvisano se non si è un talento.
A quel punto gli si possono perdonare album come Rock and Roll, 29 o i recenti III/ IV ed Orion.
Gli si possono perdonare molte cose, se fa dei dischi come questo Ashes & Fire.
Un disco bello, con una manciata di grandi canzoni, suonato come dio comanda.
E qui si capisce subito il perchè : per tornare a fare musica in grande stile, Ryan è andato a cercare nientepopodimeno che Glyn Johns.
Non il figlio, Ethan Johns, con cui aveva lavorato già in passato, ma il padre, quel Glyn Johns che, nel corso della sua carriera ha prodotto gruppi come Rolling Stones, Who ( ha prodotto Who's Next ), Eagles e moltissimi altri.
Johns è uno dei grandi produttori rock e in questo disco ha usato solo il suono analogico, niente digitale.
E la differenza si sente, e come.
Suoni cristallini, il piano puro e diretto, la steel guitar carezzevole, le chitarre, acustiche ed elettriche al centro della musica : il resto lo ha fatto Ryan Adams, mettendo sul piatto un manciata di canzoni di grande qualità.
Alcune, come le prime tre, addirittura straordinarie.
Al disco partecipano Norah Jones e Benmont Tench ( Tom Petty & The Heartbreakers ) ed il piano di Tench fa veramente la differenza, in alcune canzoni.
Inizio alla grande con Dirty Rain, forse il pezzo migliore della raccolta.
Chitarra acustica, passo lento, basso in evidenza ed il piano : la canzone inizia subito alla grande.
Ryan canta bene una ballata di stampo classico dotata di una melodia che prende sin dal primo ascolto, leggermnente velata di country ma di una bellezza adamantina.
Era un pò che non sentivo una canzoine così bella, così coinvolgente, e mi fa piacere che sia proprio Adams a farla : anche se poi, parlando con lui, ha quasi sempre negato di volere fare questo tipo di musica.
Tench superlativo al piano.
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