Noel Gallagher
NOEL GALLAGHER'S HIGH FLYING BIRDS
Un colpo di tosse, un rumore di spartiti che si sistemano. Poi una batteria apre la strada ad un'intera orchestra sinfonica che sembra diretta da Ennio Morricone. Comincia così, con un tono un po' epico e drammatico, l'esordio solista di Noel Gallagher. Sono passati oltre due anni dallo scioglimento degli Oasis, la band che lui ha lasciato dopo l'ennesimo litigio con Liam. Il fratello minore nel frattempo ha deciso di continuare con i Beady Eye, mentre "The Chief" ora corre da solo. Nonostante questo strano pseudonimo usato per pubblicare il disco, "Noel Gallagher's High Flying Birds", quasi uno specchietto per le allodole, una coperta di Linus dietro la quale nascondersi.
Non ce ne voglia l'altro Gallagher, ma le aspettative per questo disco erano decisamente più alte rispetto a quelle per "Different gear, still speeding". Canzoni come "Live forever", "Don't look back in anger" e "Wonderwall" dopotutto portano la firma di Noel. Ecco, sta proprio qui il punto. E' difficile accostarsi a "Noel Gallagher's High Flying Birds" senza avere in mente i fasti del passato. Il rischio di farlo, anche inconsciamente, è sempre dietro l'angolo. "Dov'è la voce di Liam?". "Dove sono le chitarre elettriche?", potrebbe chiedersi qualcuno. Niente di più sbagliato. Molto meglio schiacciare il tasto play e gustarsi queste canzoni perché sinceramente - e finalmente viene da dire - la qualità del songwriting di Noel Gallagher è tornata su livelli molto alti, complice forse la totale libertà con cui ha registrato questo disco, facendo la spola tra Londra e Los Angeles in compagnia del fidato produttore Dave Sardy.
Per capirlo conviene partire proprio da quel colpo di tosse, da quel rumore di spartiti. Perché il primo brano "Everybody's on the run" è una canzone d'apertura sontuosa, forse la migliore del disco. Qualcosa è cambiato: poche chitarre, tanti archi e soprattutto un'urgenza espressiva che si era un po' persa negli ultimi annacquati dischi degli Oasis. E poi la voce di Noel è in forma come non mai, davvero da far venire invidia al fratello. Come nella seconda traccia "Dream on", un numero sfacciatamente alla Kinks con una batteria in stile marcetta che ricorda "The importance of being idle", dove la sua ugola fa su e giù tra un falsetto e l'altro.
Certo, qualche scheggia del passato ogni tanto sfugge al controllo. Ma non è un problema, se il risultato è un brano come "If I had a gun..": in pratica una "Wonderwall" del 2011, che richiama anche nella progressione degli accordi. Una bella ballata radiofonica, come il maggiore dei Gallagher non ne scriveva da tempo. Come detto però, il suono che prevale nel disco è quello ispirato da Mr.Ray Davies, più che dal solito duo Lennon/Mccartney. Il singolo "The death of you and me" lo conferma, prima di esplodere in una piccola suite di fiati che sa di New Orleans. C'è perfino una canzone "politica", il bozzetto surreale di "Soldier boys and Jesus freaks", che racconta storie d'amore, morte e religione al tempo della guerra - come ci ha confessato Noel in una recente intervista - e ha ancora una volta, guardacaso, un assolo di tromba invece che di chitarra. Anche in questo caso c'è un omaggio ai Kinks, visto che il verso "All the people on the village green, have gathered round their TV screens" fa riferimento al classico della band londinese datato 1968. Forse un po' ingenua, ma nel complesso godibile.
Il registro è più o meno sempre questo: molto classico, come sempre citazionista e British fino al midollo. "AKA..What a life" sembra un pezzo degli Happy Mondays ed è la più "ballabile" dell'album. "AKA…Broken Arrow" fin dal titolo cita esplicitamente Neil Young ma viaggia su strade melodiche raffinate, arricchite da una sezione ritmica stavolta più complessa e quasi sudamericana. Un pezzo bellissimo, tra i migliori senza dubbio, che ci ricorda le doti di scrittura di "The Chief". "Stranded on the wrong beach" è invece uno stomp rock-blues non indimenticabile, forse il più debole del lotto.
"Noel Gallagher's High Flying Birds" è un disco che ha avuto una gestazione lunga. Molte di queste canzoni erano negli archivi da anni. E sembra che Noel l'abbia fatto apposta, quasi volesse preservarle per il momento giusto. Sarebbe stato un peccato non pubblicarle. "(I wanna live in a dream in my) Record Machine", che doveva essere su "Dig out your soul" ma non è mai stata finita, è una gemma pop epica, arricchita dalle voci del Crouch End Festival Chorus che rafforzano le strofe e aprono ad un ritornello molto orecchiabile. Forse un po' iperprodotta, ma valida.
Il passato ritorna, nei cieli degli High Flying Birds. Spesso e volentieri. E così il pezzo che chiude il disco meriterebbe una recensione a sé: "Stop the clocks" è un pezzo scritto ormai dieci anni fa, che circolava in Rete da tempo. Molto atteso dai fan, definito "Una delle migliori canzoni che abbia mai scritto" dal suo stesso autore. Forse un giudizio esagerato, però anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un brano davvero notevole, una classica "nenia" alla Oasis che qui riesce però ad assumere un tono più intimo, confessionale. Almeno fino alla coda, dove un'improvvisa impennata psichedelica ci lascia sorpresi, quasi storditi di fronte ad un tripudio di chitarre, cori e fiati western. Un'ottima chiusura.
L'esordio solista di Noel Gallagher non piacerà a tutti. Gli echi dell'ingombrante passato ci sono eccome, praticamente in ogni canzone. Non si possono però non riconoscere le qualità di un compositore pop come lui, in grado di tirare fuori melodie semplici ma affascinanti con questa facilità. Dopo la fine del suo gruppo, "The Chief" sembra tornato in uno stato di forma che gli mancava da tempo. "Noel Gallagher's High Flying Birds" è l'inizio di una carriera solista che, noi ci scommettiamo, gli regalerà grosse soddisfazioni. Premesso che queste prime dieci canzoni per ora bastano. E avanzano.
(Giovanni Ansaldo)
TRACKLIST:
“Everybody's on the run”
“Dream on”
“If I had a gun..”
“The death of you and me”
“(I wanna live in a dream in my) Record machine”
“AKA... What a life!”
“Soldier boys and Jesus freaks”
“AKA... Broken arrow”
“(Stranded on) The wrong beach”
“Stop the clocks”
Non ce ne voglia l'altro Gallagher, ma le aspettative per questo disco erano decisamente più alte rispetto a quelle per "Different gear, still speeding". Canzoni come "Live forever", "Don't look back in anger" e "Wonderwall" dopotutto portano la firma di Noel. Ecco, sta proprio qui il punto. E' difficile accostarsi a "Noel Gallagher's High Flying Birds" senza avere in mente i fasti del passato. Il rischio di farlo, anche inconsciamente, è sempre dietro l'angolo. "Dov'è la voce di Liam?". "Dove sono le chitarre elettriche?", potrebbe chiedersi qualcuno. Niente di più sbagliato. Molto meglio schiacciare il tasto play e gustarsi queste canzoni perché sinceramente - e finalmente viene da dire - la qualità del songwriting di Noel Gallagher è tornata su livelli molto alti, complice forse la totale libertà con cui ha registrato questo disco, facendo la spola tra Londra e Los Angeles in compagnia del fidato produttore Dave Sardy.
Per capirlo conviene partire proprio da quel colpo di tosse, da quel rumore di spartiti. Perché il primo brano "Everybody's on the run" è una canzone d'apertura sontuosa, forse la migliore del disco. Qualcosa è cambiato: poche chitarre, tanti archi e soprattutto un'urgenza espressiva che si era un po' persa negli ultimi annacquati dischi degli Oasis. E poi la voce di Noel è in forma come non mai, davvero da far venire invidia al fratello. Come nella seconda traccia "Dream on", un numero sfacciatamente alla Kinks con una batteria in stile marcetta che ricorda "The importance of being idle", dove la sua ugola fa su e giù tra un falsetto e l'altro.
Certo, qualche scheggia del passato ogni tanto sfugge al controllo. Ma non è un problema, se il risultato è un brano come "If I had a gun..": in pratica una "Wonderwall" del 2011, che richiama anche nella progressione degli accordi. Una bella ballata radiofonica, come il maggiore dei Gallagher non ne scriveva da tempo. Come detto però, il suono che prevale nel disco è quello ispirato da Mr.Ray Davies, più che dal solito duo Lennon/Mccartney. Il singolo "The death of you and me" lo conferma, prima di esplodere in una piccola suite di fiati che sa di New Orleans. C'è perfino una canzone "politica", il bozzetto surreale di "Soldier boys and Jesus freaks", che racconta storie d'amore, morte e religione al tempo della guerra - come ci ha confessato Noel in una recente intervista - e ha ancora una volta, guardacaso, un assolo di tromba invece che di chitarra. Anche in questo caso c'è un omaggio ai Kinks, visto che il verso "All the people on the village green, have gathered round their TV screens" fa riferimento al classico della band londinese datato 1968. Forse un po' ingenua, ma nel complesso godibile.
Il registro è più o meno sempre questo: molto classico, come sempre citazionista e British fino al midollo. "AKA..What a life" sembra un pezzo degli Happy Mondays ed è la più "ballabile" dell'album. "AKA…Broken Arrow" fin dal titolo cita esplicitamente Neil Young ma viaggia su strade melodiche raffinate, arricchite da una sezione ritmica stavolta più complessa e quasi sudamericana. Un pezzo bellissimo, tra i migliori senza dubbio, che ci ricorda le doti di scrittura di "The Chief". "Stranded on the wrong beach" è invece uno stomp rock-blues non indimenticabile, forse il più debole del lotto.
"Noel Gallagher's High Flying Birds" è un disco che ha avuto una gestazione lunga. Molte di queste canzoni erano negli archivi da anni. E sembra che Noel l'abbia fatto apposta, quasi volesse preservarle per il momento giusto. Sarebbe stato un peccato non pubblicarle. "(I wanna live in a dream in my) Record Machine", che doveva essere su "Dig out your soul" ma non è mai stata finita, è una gemma pop epica, arricchita dalle voci del Crouch End Festival Chorus che rafforzano le strofe e aprono ad un ritornello molto orecchiabile. Forse un po' iperprodotta, ma valida.
Il passato ritorna, nei cieli degli High Flying Birds. Spesso e volentieri. E così il pezzo che chiude il disco meriterebbe una recensione a sé: "Stop the clocks" è un pezzo scritto ormai dieci anni fa, che circolava in Rete da tempo. Molto atteso dai fan, definito "Una delle migliori canzoni che abbia mai scritto" dal suo stesso autore. Forse un giudizio esagerato, però anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un brano davvero notevole, una classica "nenia" alla Oasis che qui riesce però ad assumere un tono più intimo, confessionale. Almeno fino alla coda, dove un'improvvisa impennata psichedelica ci lascia sorpresi, quasi storditi di fronte ad un tripudio di chitarre, cori e fiati western. Un'ottima chiusura.
L'esordio solista di Noel Gallagher non piacerà a tutti. Gli echi dell'ingombrante passato ci sono eccome, praticamente in ogni canzone. Non si possono però non riconoscere le qualità di un compositore pop come lui, in grado di tirare fuori melodie semplici ma affascinanti con questa facilità. Dopo la fine del suo gruppo, "The Chief" sembra tornato in uno stato di forma che gli mancava da tempo. "Noel Gallagher's High Flying Birds" è l'inizio di una carriera solista che, noi ci scommettiamo, gli regalerà grosse soddisfazioni. Premesso che queste prime dieci canzoni per ora bastano. E avanzano.
(Giovanni Ansaldo)
TRACKLIST:
“Everybody's on the run”
“Dream on”
“If I had a gun..”
“The death of you and me”
“(I wanna live in a dream in my) Record machine”
“AKA... What a life!”
“Soldier boys and Jesus freaks”
“AKA... Broken arrow”
“(Stranded on) The wrong beach”
“Stop the clocks”
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